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PARROCCHIA DI SANTA MARIA

SCUOLA MATERNA E ASILO NIDO INTEGRATO

CENNI DI STORIA

 

Il complesso attuale ha origini lontane e ha avuto nel corso dei decenni particolari attenzioni da parte dei parroci e da tutta la comunità. Occorre però riconoscere che solo negli ultimi anni, presente don Giovanni Migliorini, il complesso ha assunto decisiva fisionomia e capacità di effettuare un servizio che è all’avanguardia nelle prestazioni e nell’accoglienza dei bambini di Santa Maria. La struttura è un aiuto rilevante per le famiglie che affidano i loro piccoli, non solo per una mera custodia a tempo, ma per un’educazione che nel gioco, forma le menti e aiuta nello sviluppo la crescita intellettuale e cristiana del bambino a tutto beneficio della futura persona. Quando arrivò don Stefano Perin tanti anni fa, il suo pensiero fu rivolto ai bambini più piccoli ricordando l’insegnamento di Gesù Sinite parvulos venire ad me e per loro creò dal nulla un primo asilo. Curando i bambini si poteva far arrivare un buon pensiero in ogni famiglia. Era il 1914 quando furono poste le basi dell’Asilo Infantile che ha mosso i primi passi grazie alla famiglia Negrin, a Maria in particolare, la sorella del futuro arcivescovo che ospitava ed educava i bambini a casa sua. Poi la prima e vera ubicazione fu in sacristia finché fu permesso al curato, da parte dell’abate di Camisano, di completare i lavori del patronato S.Stefano, con annesso teatrino parrocchiale e refettorio. I lavori avevano subito una temporanea sospensione a causa del parere contrario di mons. Giuseppe Girardi, abate di Camisano, intervenuto presso la Curia.
La scuola materna. Don Stefano, dopo la partenza delle signorina Negrin, fattasi novizia a Padova presso al congregazione delle suore terziarie francescane elisabettine, trovò una collaboratrice preziosa in Amalia Biasia, ricca d’altrettanto amor materno e con rare doti di capacità d’insegnamento e spirito di sacrificio. Era anche maestra di canto e questa figura laica di grande religiosità, fu anche al servizio dei fratelli sacerdoti Perin come aiuto perpetua e per un certo periodo anche di don Giovanni Baraldi. Nel 1943 giunsero tre Suore Poverelle dell’Istituto Beato Palazzolo di Bergamo. Usufruendo del patronato e del refettorio, don Stefano ricavò sul palco per mezzo di paraventi, dei piccoli camerini con pagliericci destinati alle nuove venute e trasformando la platea, in sala giochi. Provvisoriamente le suore avevano trovato ospitalità al piano superiore della struttura, in granaro, tra topi e masserizie varie. Il contratto con le suore prevedeva per la madre superiora lo stipendio mensile di lire duecentocinquanta e per le altre suore duecentodieci. Le Religiose non limitarono il loro compito all’asilo ma collaborarono con la parrocchia e si trasformarono anche in infermiere. Erano tra le poche persone in grado di effettuare delle iniezioni.
Ai bambini erano forniti anche i pasti e ciò fu, per l’epoca, opera meritoria. Durante l’inverno il curato riuscì, con l’aiuto del podestà, ad allargare la refezione anche ai bambini delle Elementari. La famiglia che poteva, pagava una piccola retta ma la maggior parte dei bambini era accolta gratuitamente. I paesani si tassavano in base alla loro paga o con un tanto al campo. La latteria forniva gratuitamente il latte e le bollette della luce talvolta non arrivavano. Una persona benemerita da ricordare circa l’asilo fu lo stradino Mario Braga che provvedeva, di sua iniziativa, al riscaldamento dell’asilo e dello stanzone delle suore. Erano tempi eroici di miseria, di fame e freddo (don G. Baraldi). Perdurando la carestia, l’operoso prete ne inventò un’altra delle sue: comperò al mercato alcuni tacchini appena nati e li distribuì nelle varie fattorie dove i contadini li allevarono di buon grado insieme con i propri, gratuitamente. A fine stagione, quando i tacchini erano ben nutriti andava a ritirarli e li vendeva ad un commerciante di pollame. La plusvalenza permise un certo guadagno che andò a favore dell’asilo e così la gente cominciò a definirlo Asilo dei piti. Con gli anni don Stefano fece apportare delle modifiche all’ormai ex-teatro, ricavando delle vere camere per le suore, una cucina e sistemando la sala e il giardino per i giochi dei bambini. Spesso però i piccoli invadevano tutti gli spazi e le suore avevano il loro daffare a toglierli dalla cucina e dalle camere dove i pargoli saltavano allegri sui letti. Poi, grazie alle preghiere di don Luigi Rovea, allora vicario coadiutore di don Stefano, giunse il dono munifico della generosa benefattrice Giuseppina Panizzoni, di un villino di fronte alle vecchie scuole elementari e questo supplì per parecchio tempo alla mancanza di spazio, consentendo inoltre l’apertura di una scuola di cucito per ragazze. Dopo la guerra, l’asilo ebbe alcune manutenzioni ordinarie e solo nel 1958 fu intrapresa la costruzione di un nuovo e moderno edificio su terreno donato dalla munifica benefattrice Giuseppina Panizzoni, mettendo le basi di quella che poi sarà la moderna scuola materna alla quale don Baraldi, successore di don Stefano e soprattutto don Giovanni Migliorini porteranno a compimento. Nel 1959, alla fine dei lavori che impegnarono specialmente  don Luigi Rovea, al quale va grande merito, fu inaugurato l’asilo ristrutturato (costo lire undici milioni). Una lapide ne ricorda l’avvenimento, ma non fu il vescovo a presenziare, perché indisposto, ma un suo delegato, mons. Federico Miotti. Nel 1963 le suore furono trasferite nella villetta Panizzoni e nel 1966 iniziò la gestione da parte di don Giovanni Baraldi. Subito acquistò un pulmino VolksWagen (un milione e 255 mila lire) per il trasporto dei bambini. Lo guidò Igino Bagnara per ottomila lire al mese, un servizio benemerito durato per molti anni. Nel 1968 fu provveduto ad primo ampliamento dell’asilo per creare una più razionale abitazione per le suore (importo lavori sei milioni e 388 mila lire). Anziché una camerata, le Religiose ebbero una camera ciascuna, una vera novità per quei tempi. Poi una cappella privata e la cucina al posto dell’ormai superata scuola di cucito per ragazze. Dopo il trasferimento delle suore, la villetta Panizzoni fu ristrutturata per lire sette milioni 956 mila lire ed usata per la Dottrina cristiana. Nel 1971 fu stipulata una seconda convenzione con le suore: lire 195 mila al mese per tutte e tre le Religiose. Per volere di don Baraldi le suore furono messe in regola (versamento dei contributi) e ciò fu il primo esempio in quei tempi. Nello stesso anno si creò, in accordo con la parrocchia di Camisano, la Commissione genitori dei minori alunni delle scuole, integrata con rappresentanti del Consiglio pastorale parrocchiale e membri del Comune. Nel 1982 si ebbe un secondo ampliamento per ospitare il refettorio, un dormitorio e anche un teatrino per i saggi dei bambini. Fu sistemata la recinzione, il parco giochi con piccole giostre. Per tali lavori l’importo fu di 90 milioni 223 mila lire di cui 80 milioni coperti da contributi del Comune e della Regione. Fu aperta una nuova strada per consentire l’accesso alla nuova scuola elementare (strada donata al Comune dalla parrocchia di Santa Maria) e seguirono lavori supplementari come allacciamenti, centrale termica, cucina a gas (importo totale 31 milioni di lire). Nel 1985 ci fu il ritiro delle suore da parte della congregazione delle Suore delle Poverelle. La mancanza di vocazioni e l’evoluzione legislativa nelle scuole materne non consentirono più purtroppo di avere la loro preziosa collaborazione. Esse sono restate però presenti presso la casa di riposo Serse Panizzoni e qualcuna di loro continua volontariamente ad occuparsi della scuola materna. Tutte continuano a collaborare con le opere parrocchiali. Subentrarono pertanto insegnanti laiche assunte contrattualmente con regolare stipendio e versamento dei contributi e più pressante fu da allora, la preghiera di don Giovanni Baraldi ai fedeli (ma anche alle istituzioni) per il sostegno economico dell’opera. Pur con difficoltà crescenti seguirono ancora lavori, come la rampa d’accesso per portatori di handicap, tinteggiatura pareti interne ed esterne, posa di un pannello in plastica con la scritta ‘Scuola Materna’ (l’importo di questi lavori a carico della parrocchia fu di 15 milioni di lire). Seguì l’acquisto di nuovi pulmini: un Alfa Romeo (lire sette milioni 100 mila lire) ed un Fiat Iveco (contributo della chiesa lire dieci milioni). Nel 1993 si provvide a ripassare il tetto e a ridipingere l’esterno anche per ben figurare davanti al vescovo che iniziava da Santa Maria la visita pastorale nella diocesi (importo lire 20 milioni 912 mila lire). Il terzo grande intervento per quello che è diventato l’asilo nido integrato alla scuola materna fu completato nel 2004 e lo dobbiamo a don Giovanni Migliorini. Il complesso è stato inaugurato in occasione delle festa del cinquantesimo anniversario di ripristino a parrocchia della Chiesa di Santa Maria (stesso anno 2004) e già dal primo anno ha visto l’esaurimento dei posti (circa trenta bambini). Quest’opera, intitolata a Maria Immacolata la dobbiamo dunque alla sua ferrea volontà. Sua preoccupazione fu poi che docenti, personale, genitori, cooperassero per un obiettivo comune: far sì che il bambino trovasse in questa scuola un ambiente accogliente onde favorire la crescita armonica non solo del suo sapere e saper fare, ma sopratutto del suo essere persona equilibrata. Questi suggerimenti restano per la Comunità una spinta a fare sempre in modo migliore, quanto ognuno di noi è chiamato a fare. La scuola materna e l’asilo nido integrato è un’opera parrocchiale, costituita dall’immobile della parrocchia dato in comodato gratuito per la gestione ordinaria e le spese di manutenzione. Dal 1971 si sono susseguite diverse ‘Presidenze’ del comitato genitori degli alunni (comitato laico) coordinato dal consiglio pastorale parrocchiale con membri di diritto. I vari presidenti ed i membri (maschi e femmine) si sono impegnati, nel corso degli anni, ad effettuare lavori e servizi gratuiti protèsi al bene dell’opera e tutta la comunità è riconoscente e grata per i sacrifici fatti da queste persone.


 




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